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monastero di san gregorio armeno

A conclusione della rampa si trova il grande portale in legno di noce incorniciato da un arco marmoreo dove  si sviluppa la composizione ad affresco di Giacomo del Pò eseguita agli inizi del Settecento  raffigurante la Gloria di san Benedetto.Il portale di marmo conserva le antiche ante  in noce ai cui lati vi sono le ruote rivestite da lamine di rame e incorniciate da intarsi marmorei ripresi anche nella parte interna. Il cinquecentesco campanile della chiesa, scandito in tre ordini con finestre aperte su entrambi i lati , sovrasta il vicolo di San Gregorio come un ponte collegando i due lati del complesso monastero . Qualche negozio (però pochi) è diventato eccessivamente turistico...tornate alle origini. San Gregorio Armeno tra i secoli XI e XIII. Attraversare il cancello un po’ nascosto del convento, salendo pian piano i gradoni d’accesso, è un po’ come passare un confine , oltre il quale non c’è più il caotico rumore del vicino vicolo di San Gregorio Armeno. Il monastero  fu costruito sul luogo dove anticamente  sorgeva un Tempio dedicato a Demetra , a cui erano attribuiti  i poteri di dare fertilità alla terra e di renderla feconda ( dea del grano e dell’agricoltura protettrice del matrimonio e delle arti sacre) e l’intero luogo si chiamava strada Nostriana dal nome dal vescovo che nel V secolo fondò in zona il primo ospedale per i poveri. Per volontà di Patrizia il suo corpo venne sepolto nel Monastero di San Nicandro e Marciano dove Aglaia e altre donne che la seguirono anche dopo la morte divennero Patriziane o Suore di Santa Patrizia.

Ci tornerei senza dubbio. Si tratta di un vero capolavoro eseguito da Matteo Bottigliero  composto da strane maschere che spruzzano acqua , quattro cavalli alati e delfini con le code intrecciate sulla sommità. Unico neo: la quantità di richieste di obolo.

Secondo il folklore popolare, Santa Patrizia è inoltre venerata da tutte le ragazze in cerca di marito. Nell’angolo angolo sud-orientale si apre l’ingresso al coro grande sopra l’atrio della chiesa, sopra il  quale fu costruito in seguito  un altro  coro (chiamato “d’inverno”) più comodo per  le suore benedettine in quanto permetteva di raggiungere il coro  dai corridoi interni al monastero, senza dover passare  per il chiostro esterno. Dal chiostro si può anche  accedere al coro dell’abside della chiesa  al quale segue un corridoio (corridoio delle Monache) che  giunge  prima ad un vestibolo, dove è presente  una tavola del 400 che raffigura la  Madonna della Libera che si trovava  nell’antica chiesa, e poi  alla cappella del Presepe, chiamata in questo modo per  la bella scena dell’Adorazione dei pastori raffigurata nella pala d’altare ,dipinta  nel 600 da Ippolito Borghese. La chiesa consacrata a San Gregorio Armeno nel 1579 , fu inizialmente costruita nel 1572 da Giovanni Vincenzo Della Monica e Giovan Battista Cavagna e successivamente completata da Dioniso Lazzari. Esse gestivano le enormi risorse economiche del monastero ed erano coinvolte in esborsi anche personali per contribuire talvolta alle diverse spese che il monastero doveva sostenere . Nacque a Costantinopoli nel 350 d.C. e fin da giovane , staccandosi dal lusso familiare fece voto di verginità scegliendo la via monastica . Seppero con bravura barcamenarsi alle nuove direttiva  ecclesiastiche, sapendo  favorire mediazioni, accettare compromessi e aprire spazi di libertà e di creatività, divenendo parte attiva nel lungo, complesso e contraddittorio processo di riforma. Nel convento oltre ad un importantissimo archivio si conservano numerosi oggetti d’arte e reliquie tra cui il sangue di S.Giovanni Battista e di Santa Patrizia nipote dell’imperatore Costantino. Il posto è molto caratteristico, vicoli stretti, bancarelle di ogni genere, persone di ogni parte del mondo, pizzerie aperte dalla mattina fino a tarda sera, con prezzi modici e una pizza squisita! Ci si immerge nel cuore di Napoli e si può ammirare vere e proprie opere d'arte fatte a mano da veri artisti. Questo stato  adottò il credo cristiano come religione ufficiale prima che ciò avvenisse nella Roma di Costantino. Nella stessa chiesa  di San Gregorio Armeno si liquefacevano in passato i resti ematici di San Lorenzo e San Giovanni Battista ;  nella Chiesa del Gesù Vecchio avveniva lo stesso per il sangue conservato di San Pantaleone ( 27 luglio ) e San Luigi Gonzaga con la scadenza fissa del 21 giugno.

Per volere di Stefano I , duca di Napoli, le sue spoglie furono poi trasferite a San Gregorio che aveva in comune il fatto di essere stato fondato da alcune suore sempre fuggite da Costantinopoli . , utilizzato dalla monache di Santa Patrizia, stabilmente residenti in San Gregorio, come risorsa redditizia a mano a mano che questo divenisse sempre più un fondaco. Luca Giordano addirittura mise se stesso in uno di questi affreschi .Sulla stretta fascia murale della chiesa,  come su un fregio, appare  raffigurata la partenza delle monache basiliane da Costantinopoli, al loro arrivo a Napoli con le reliquie del santo armeno e dove appunto Luca Giordano stesso volle raffigurarsi sul margine destro della composizione .

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