isola di san giulio leggenda
È situata a circa 400 metri dalla riva, lunga 275 m e larga 140, e con un perimetro di circa 650 m. È presente un piccolo centro abitato in cui gli edifici di maggiore rilevanza storica sono la Basilica di San Giulio e l'abbazia Mater Ecclesiae, costruito sulle rovine di un antico castello[1] e che occupa gran parte della superficie dell'isola. L'occupazione del castello ebbe un ruolo decisivo durante le turbolenze che videro gli abitanti della Riviera difendere accanitamente la propria libertà contro le scorrerie delle milizie mercenarie provenienti dal vicino Ducato di Milano nella prima metà del Cinquecento. Le indagini archeologiche hanno messo in luce i resti di un'antica chiesa, datata tra la fine del V ed il VII secolo, fornendo base storica alla Leggenda.[2][3]. Sconfitta Willa, Ottone II si impossessò dei tesori ma lasciò libera la regina di congiungersi con il marito a San Leo.
Le indagini archeologiche hanno dimostrato l'antichità della presenza umana, attestata dal Neolitico all'Età del Ferro. Si racconta che il drago terrorizzasse tutti gli abitanti, distruggendo completamente i raccolti, spaventando i pescatori che vedevano affiorare la sua coda tra le acque del lago, nelle fredde e nebbiose giornate invernali. Tali rettili sarebbero quindi una allegoria del Male e, nel caso specifico, secondo i cristiani di quei tempi, del paganesimo. Dal 1219 i Vescovi di Novara assunsero in fidecommisso da parte degli Svevi, la piena sovranità sul territorio della Riviera di San Giulio, di cui l'isola era il centro religioso e amministrativo.
Secondo la leggenda della vita di San Giulio in età romana il sito sarebbe stato abbandonato. L'isola è citata più volte nel libro Numero zero di Umberto Eco, che si chiude con la frase L'isola di San Giulio sfolgorerà di nuovo nel sole. Sul Lago d’Orta c’è una piccola isola, quasi interamente sovrastata da un monastero, nota ai più per una leggenda che unisce draghi e Santi. I vescovi novaresi da quel momento in poi, in seguito alle proteste inviate a Roma, furono obbligati a giurare di non cedere nessuna parte del territorio.
È possibile però, benché manchino riscontri archeologici, che l'isola fosse un centro cultuale precristiano. Ciò spiegherebbe, sia il motivo per cui l'evangelizzatore decise di costruirvi, verso il 390, la prima chiesa, sia il simbolo adombrato dalla leggendaria infestazione di serpi e draghi. L' isola di San Giulio (in piemontese ìsola ëd San Giuli, in lombardo Isola de San Giuli) è l'unica isola del Lago d'Orta e fa parte del comune di Orta San Giulio, in provincia di Novara, in Piemonte .
Questo splendore di isola, nel cuore del Piemonte, è dunque una perfetta meta per gite mordi e fuggi, per chi è in cerca di posti misteriosi, ma anche per chi ha voglia di prendersi una pausa o, più semplicemente, godersi la vista e lo splendido panorama sul Lago d’Orta. Passeggiando per il piccolo atollo è impossibile non scorgere anche antiche ville, un tempo case di canonici: la più famosa è Villa Tallone che, ogni anno, ospita importanti concerti di musica classica. Durante degli scavi effettuati nel 1697 venne rinvenuto un sarcofago in pietra contenente uno scheleto privo di testa e con un'iscrizione "MEINUL..." già scomparsa nel XIX secolo, il sarcofago è collocato all'ingresso della basilica e ora utilizzato per le offerte. Da alcuni anni il monastero ha sede nell'ex seminario.[12]. Questo documento, custodito nella sacrestia della basilica di San Giulio, è il primo documento ufficiale attestante il dominio vescovile sulla Riviera di San Giulio. Egli solo con la forza della parola sconfisse le creature che abitavano l’isola e fondò la sua centesima chiesa nella quale sono conservate le sue spoglie. San Giulio è avvolta da tantissima storia, magia e miti che coinvolgono serpenti, draghi e mostri. Nell’Abbazia, poi, vengono attualmente svolte ricerche e studi su testi antichi, oltre a traduzioni, restauro di tessuti e la preparazione del pane di San Giulio, come da tradizione. [3] L’abside conserva le parti più antiche del complesso, mentre le tre navate, le due torrette che sovrastano la facciata e il campanile, distaccato dalla chiesa, risalgono invece al periodo compreso tra il X ed il XII secolo.
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